Attualmente in Italia il consumo di suolo e la cementificazione
selvaggia rappresentano le principali minacce per i nostri territori. La perdita irreversibile di superfici
naturali non è sicuramente un problema recente ma trova le sue radici
nell’Italia della ricostruzione del dopoguerra, del boom demografico e della grande infrastrutturazione.
L’insieme di questi fenomeni, legati ad inappropriate se non inesistenti regole
nella trasformazioni dei territori, hanno esasperato nel tempo il problema che
oggi si manifesta in tutta la sua complessità, riversando sull’ambiente e sulla
società tutti gli effetti e le
esternalità negative che esso si porta dietro. In tal senso il fenomeno dello sprawl, e quindi della dispersione
urbana, la quale crea una rapida e sregolata crescita delle città, non può non
inserirsi in un più ampio contesto dell’uso del suolo inteso come USO UMANO del
territorio, in cui il cittadino viene ad essere principale ATTORE e quindi anche
il primo a subire degli effetti della sua gestione e/o modifica, giusta o
sbagliata che sia. Le domande da porsi sono molteplici: il consumo di suolo e
la crescita della popolazione camminano di pari passo? costruire case ed edifici
significa anche realizzare più infrastrutture? se tali infrastrutture si
rivelano necessarie, in che modo è possibile salvaguardare il territorio? quali
strumenti permettono o al contrario non riescono a disciplinare correttamente
tali processi? e soprattutto esistono esempi di comuni virtuosi in Italia che
sperimentano nuovi strumenti in grado rispondere alle reali esigenze dei
territorio? Dare delle risposte immediate ed esaustive non è un’operazione
semplice, ma offrire degli spunti di riflessione è sicuramente possibile.
Basti pensare che in Italia <<…è
impossibile tracciare un cerchio con un diametro di 10 km senza intercettare un
nucleo urbano>> dato il sovraffollamento di edifici, case e costruzioni; il dato emerge da un recente dossier elaborato
dal Fondo ambiente italiano e dal WWF: Terra
rubata, viaggio nell'Italia che scompare1.
E’ importante anche
tener conto delle dinamiche demografiche in atto negli ultimi anni, infatti
mentre la popolazione subisce lievi incrementi, ciò che pesa maggiormente è l’aumento
delle famiglie divise in unità familiari sempre più numerose perché più piccole.
Non è detto che tale tendenza basti a giustificare un ulteriore e spropositato
consumo di terreni; la nascita di un nuovo nucleo familiare non è
sistematicamente legata alla costruzione di una nuova abitazione su un terreno
integro. Il tutto avviene anche in virtù di un crescente orientamento ad
allontanarsi dal centro urbano, alla ricerca di ambienti migliori in cui vivere
e che inevitabilmente “trascina” la localizzazione di funzioni produttive e
terziarie; è a questo punto che cresce anche la domanda di mobilità con la
realizzazione di nuove infrastrutture, che determinano la nascita di nuove urbanizzazioni. Perché allora non insistere su nodi
infrastrutturali esistenti in modo da ostacolare quel meccanismo a catena che
vede oggi la costruzione di una strada come il motore di sviluppo di altri
insediamenti? Il più delle volte la realizzazione di un nuovo asse stradale,
nato per decongestionarne un altro, è servito proprio a questo, andando così a
peggiorare la già difficile situazione.
Stesso principio vale per le nuove edificazioni: è fondamentale oggi
intervenire ed indirizzare la pianificazione comunale verso la riqualificazione
del costruito, con piani e progetti sostenibili dal punto di vista ambientale
ed economico, ma soprattutto è necessario un aggiornamento dei piani regolatori
esistenti, che guardino a nuove forme di urbanizzazione meno pervasive e che
soprattutto ci avvicino alle migliori esperienze europee, dove si interviene
maggiormente sulle ex aree industriali, le cosiddette brown fields. E’ comunque
possibile riportare esempi di comuni italiani virtuosi che hanno impostato un
modello di sviluppo che non prevede consumo di suolo, ma che privilegiano l’esistente
andando così a tutelare il proprio territorio agricolo dilaniato dalle nuove
costruzioni, volte al reperimento degli oneri di urbanizzazione per poter
erogare i servizi di base. Il comune di Cassinetta di Lugagnano2, a
pochi km da Milano, ha intrapreso la strada della “crescita zero”. Non da meno
è l’esempio offerto dal comune di Pollica3, piccolo paese della
provincia di Salerno, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Diano, il cui sindaco Angelo Vassallo è stato ucciso nel 2010, probabilmente a
causa della sua lotta contro le speculazioni a cui i comuni delle coste
italiane sono largamente soggetti. Pollica oggi è parte della rete di Citta SLOW 4 per aver seguito la strada della sostenibilità,
mettendo un freno al consumo esasperato di suolo, a fronte di un’attenta cura
del paesaggio e dei beni comuni per il miglioramento della qualità di vita e la
redistribuzione ai cittadini della ricchezza derivante dalle scelte attuate
tramite il piano regolatore generale. Il caso di Pollica verrà comunque
approfondito in seguito, per permettere ai più di essere a conoscenza delle
logiche e delle scelte che l’amministrazione ha perseguito.
In
conclusione, appare chiaro che le decisioni di chi ci governa non possono
prescindere da una visione nuova della componente suolo, risorsa sempre più
scarsa ma sempre più importante per lo svolgimento quotidiano della vita di
ogni essere umano. In tutto ciò il ruolo del pianificatore territoriale può
diventare cruciale; in realtà per troppo tempo nel nostro paese questa figura è
mancata o è stata sottovalutata, chiaro sintomo
quindi di un’altrettanta mancanza di scelte calibrate in materia di governo del
territorio.
Marialaura Imbriaco
- http://www.wwf.it/UserFiles/File/News%20Dossier%20Appti/ConsumoSuolo_DossierWWF_FAI.pdf
- http://www.comunivirtuosi.org/
- Comune di Pollica http://www.comune.pollica.sa.it/
- Città Slow http://www.cittaslow.org/ - Statuto http://www.cittaslow.org/download/DocumentiUfficiali/2009/StatutoCittaSlow.pdf
LIBRI CONSIGLIATI:
- NO SPRAWL, Alinea 2006, a cura di M.C.Gibelli e
E. Salzano
SITI CONSIGLIATI:
Vi indico un sito interessante sul tema: http://www.stopalconsumoditerritorio.it/
RispondiEliminaGrazie!
RispondiEliminaaggiungerei anche http://www.comunivirtuosi.org/
RispondiEliminaDetto, fatto!
RispondiEliminaLa continua rincorsa allo sviluppo economico tanto osannata e sbandierata dai partiti e dal governo tecnico ora in carica è il vero motore del consumo di suolo. Infatti, Il PIl, unico indicatore di benessere, cresce a seguito di qualsiasi attività in cui si spende denaro anche se questa comporta conseguenze negative per l'ambiente, il paesaggio, il territorio, la salute umana. E' necessario scindere lo sviluppo economico (o crescita che dir si voglia) dal consumo di suolo; aimè il decreto "liberalizzazioni" di Monti prevede lo "scavallamento" di vincoli di varia natura che insistono sul territorio proprio per incentivare e favorire l'emergere di attività economiche in aree in cui sarebbe proibito.
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